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lunedì 21 marzo 2016

UN'ESPERIENZA DA RIPETERE - Rodi, 23 luglio 2014




Un'esperienza da ripetere!
In occasione del 70 anniversario della deportazione degli ebrei di Rodi,
avvenuta il 23 luglio 1944 ad opera dei nazisti,  si sono tenute in questa
splendida isola dell'Egeo una serie di manifestazioni culturali per ricordare e
mantenere viva la memoria storica di questa comunità sefardita italiana
annientata dalle fiamme divoratrici della guerra: 1673 membri della comunità
vennero arrestati e poi deportati nel campo di sterminio di  Auschwitz. Di
questi solo 151 persone sopravvissero.
Appresa la notizia degli eventi in programma, come ebreo sefardita e membro di
un'associazione culturale, Judaica Mediterranea, che ha come scopo la conoscenza
delle realtà ebraiche nel Mare Nostrum,  mi sono sentito coinvolto nel loro
trascorso, è nato il desiderio di conoscerli e, insieme ad alcuni amici bnei
anusim calabresi, siamo partiti quindi alla volta di Rodi.
Una volta giunto, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare questi fratelli di
Israele, affettuosi e cordiali, avendo la possibilità di scoprire non solo le
loro origini spagnole, ma anche le comuni origini meridionali, sono rimasto
meravigliato nel trovare presso di loro tanti cognomi del Sud d'Italia, molti
dei quali ancora diffusi nelle regioni del Sud d'Italia: Amato, Capelluto,
Capua, Galante...
La cosa sorprendente è che queste persone, anche se non sono mai vissute in
Italia, mantengono vive le loro origini e provano per l'Italia dei sentimenti
profondi; ancora più sorprendente è vedere quanto forte è il legame con la
propria memoria per cui ogni anno, dai punti più disparati del mondo, non solo
anziani ma anche le nuove generazioni, affrontano viaggi lunghi per potersi
ritrovare e ricordare.
Vederli insieme nell'antica sinagoga di Rodi, “Kahal Kadosh Shalom” (Sacra
Congregazione della Pace) è stato qualcosa di suggestivo e meraviglioso,
sentire le loro melodie simili a quelle in uso nella nostra comunità napoletana
è stato veramente commovente, mi sono sentito parte di loro,  è stato come
ritrovare una parte della nostra identità ebraica e come se dopo tanti secoli
il cordone ombelicale che ci univa non fosse mai stato reciso.
Commovente è stata la giornata della commemorazione, toccante l'intervento
della sig.ra Levi di New York che ha ricordato le tragiche vicende che hanno
portato alla deportazione degli ebrei di Rodi, splendida l'atmosfera del
venerdì sera dove ci siamo ritrovati insieme ad altri ad intonare il
"Bendigamos".
Voce delle preghiere in sinagoga è stato Giuseppe Mallel di Roma, arrivato a
Rodi con la sua splendida famiglia e la nonna che non rivedeva l'isola dal
lontano 1944: il giovane chazan ha animato lo Shabbat e la commemorazione con
provata maestria e ha dimostrato grande sensibilità ed accoglienza.
Persona splendida è stato il Sig. Jacov Hasson di Johannesburg,  attento ad
ogni  necessità durante il nostro soggiorno. Si è rivelato una guida
meravigliosa:  ha mostrato, con dovizia di particolari, ogni angolo della
Juderia, l'antico quartiere ebraico, narrando la storia della comunità
rodiese e, come per miracolo,  grazie al suo racconto quelle strade ormai vuote hanno
ripreso vita, sono riecheggiate le antiche voci ladine, il giudeo-spagnolo
parlato dagli ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna nel XVI sec.
Ho avvertito netta la sensazione che le anime di quelle persone non abbiano
mai abbandonato quei luoghi, la loro presenza è ancora palpabile nell'aria.
Chiudo questo mio scritto con la speranza che in noi ebrei sefarditi
meridionali nasca la consapevolezza del legame che ci unisce ai nostri
confratelli rodiesi e che anche noi ogni anno ci uniamo al loro
pellegrinaggio perché la memoria di un popolo non muoia.

Ciro Moses D'Avino, Judaica Mediterranea










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