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lunedì 21 marzo 2016

LA MISSIONE DI HANNA SZENES - Napoli, 8 novembre 2015



Domenica 8 novembre, nell’ambito della manifestazione “Vivi nel ricordo” promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, si è tenuto presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare l’evento culturale “La missione di Hannah Szenes”. L’assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele ha fortemente voluto inserire questa iniziativa, curata da Suzana Glavaš, nella rassegna “Vivi nel ricordo” che ha coinvolto la città partenopea con una nutrita serie di eventi dal 31 ottobre all’8 novembre. L’iniziativa del Comune di Napoli è un passo importante verso la conoscenza reciproca, soprattutto perché viene rivelata una pagina di storia a molti celata.
Grande è stata la partecipazione dei Napoletani che hanno affollato la sala del convegno. Si è voluto commemorare a Napoli la memoria di Hannah Szenes (1921-1944) ebrea ungherese, militare e poetessa, considerata in Israele un eroe nazionale. Napoli ha celebrato nella figura di questa giovane donna, fucilata dalle milizie ungheresi a soli 23 anni, un esempio di vita esemplare vissuta con amore e coraggio, ricca di valori etici e ideali fraterni che hanno spinto questa eroina, come altri giovani ebrei suoi coetanei, a tornare in Europa per combattere contro la tirannide nazifascista, per salvare quello che restava delle comunità ebraiche.
La manifestazione ha contribuito al ricordo del coinvolgimento della Brigata Ebraica nella lotta alla tirannide nazifascista. La Brigata era composta da 5000 giovani volontari che hanno combattuto con coraggio anche sul territorio italiano, contribuendo con il loro sacrificio alla liberazione del Paese. L’intervento della curatrice Suzana Glavaš, Docente di lingua Croata presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, è stato quanto mai esauriente e preciso. Hannah Szenes (Hagar il nome militante) era emigrata in Palestina nel 1939 con altri giovani ebrei ungheresi, nel 1942 decise di entrare nella Brigata Ebraica dei paracadutisti. Nel 1943 con la sua brigata venne mandata in Egitto per completare l’addestramento ed iniziare a svolgere attività per i servizi segreti britannici. Nel 1944 Hannah si offrì insieme ad alcuni suoi commilitoni per una pericolosa missione in Croazia. Qui, con l’aiuto dei partigiani di Tito, riuscì ad oltrepassare il confine ungherese, dove venne catturata e portata a Budapest, mentre avvenivano le deportazioni in massa degli ebrei ungheresi verso Auschwitz. Vani furono i tentativi della madre Caterina di rivedere la figlia. Hannah, condannata per alto tradimento, venne fucilata pochi mesi dopo la sua cattura, il 7 novembre 1944, mentre i carri armati dell’Armata Russa si apprestavano a fare ingresso nella città di Budapest. Grazie al lavoro svolto da Suzana Glavaš in occasione dell’anniversario di questa eroina e poetessa ebrea, la manifestazione svoltasi a Napoli è servita a ricordare e valorizzare la sua storia, affinché la sua memoria faccia parte del patrimonio comune europeo.
Le foto del filmato proiettato per l’occasione, ci mostrano una giovane donna sorridente e dolce dal cui sguardo traspare una grande forza interiore e una forte determinazione: sono queste le qualità che hanno caratterizzato la sua breve esistenza. Le parole scritte su di lei da Elie Wiesel, premio Nobel per la pace 1986, racchiudono quanto da me detto: “La sua vita è donarsi, le sue parole poesia, la sua storia un’ispirazione”.
I versi della sua poesia dal titolo “Verso Cesarea”, comunemente nota come Elì Elì, sono stati declamati e cantati nella splendida sala davanti a un pubblico attento e commosso:
Mio D-o, mio D-o / fa che non abbiano mai fine / la sabbia e il mare / il mormorio della acque / il luccichio del cielo / la preghiera degli uomini…
Prima di partire per la missione senza ritorno, Hannah Szenes tracciò sul tavolo due cerchi uguali ad indicare il numero 8, un messaggio che per gli aviatori era un simbolo di fratellanza e amore, ma io azzarderei a dire simbolo anche di una visione ebraica della vita, dove le due sfere dell’essere ebreo, quella culturale e quella spirituale, hanno sempre un punto d’incontro, come rappresentato dalla grafica del numero 8. Questo traspare dai primi versi della poesia della nostra eroina. Il messaggio che ho percepito dalla lettura di questi splendidi versi è quello di un grande senso di fratellanza e unione del popolo ebraico, in cui l’aspetto religioso e l’aspetto culturale si fondono in un concetto più ampio, quello di “Civiltà Ebraica”.­­


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