Domenica 8 novembre, nell’ambito della manifestazione “Vivi
nel ricordo” promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di
Napoli, si è tenuto presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare l’evento
culturale “La missione di Hannah Szenes”. L’assessore alla Cultura e al Turismo
Nino Daniele ha fortemente voluto inserire questa iniziativa, curata da Suzana
Glavaš, nella rassegna “Vivi nel ricordo” che ha coinvolto la città partenopea
con una nutrita serie di eventi dal 31 ottobre all’8 novembre. L’iniziativa del
Comune di Napoli è un passo importante verso la conoscenza reciproca,
soprattutto perché viene rivelata una pagina di storia a molti celata.
Grande è stata la partecipazione dei Napoletani che hanno affollato
la sala del convegno. Si è voluto commemorare a Napoli la memoria di Hannah Szenes
(1921-1944) ebrea ungherese, militare e poetessa, considerata in Israele un
eroe nazionale. Napoli ha celebrato nella figura di questa giovane donna,
fucilata dalle milizie ungheresi a soli 23 anni, un esempio di vita esemplare
vissuta con amore e coraggio, ricca di valori etici e ideali fraterni che hanno
spinto questa eroina, come altri giovani ebrei suoi coetanei, a tornare in
Europa per combattere contro la tirannide nazifascista, per salvare quello che
restava delle comunità ebraiche.
La manifestazione ha contribuito al ricordo del coinvolgimento
della Brigata Ebraica nella lotta alla tirannide nazifascista. La Brigata era
composta da 5000 giovani volontari che hanno combattuto con coraggio anche sul
territorio italiano, contribuendo con il loro sacrificio alla liberazione del
Paese. L’intervento della curatrice Suzana Glavaš, Docente di lingua Croata
presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, è stato quanto mai esauriente e
preciso. Hannah Szenes (Hagar il nome militante) era emigrata in Palestina nel
1939 con altri giovani ebrei ungheresi, nel 1942 decise di entrare nella Brigata
Ebraica dei paracadutisti. Nel 1943 con la sua brigata venne mandata in Egitto
per completare l’addestramento ed iniziare a svolgere attività per i servizi
segreti britannici. Nel 1944 Hannah si offrì insieme ad alcuni suoi commilitoni
per una pericolosa missione in Croazia. Qui, con l’aiuto dei partigiani di Tito,
riuscì ad oltrepassare il confine ungherese, dove venne catturata e portata a
Budapest, mentre avvenivano le deportazioni in massa degli ebrei ungheresi
verso Auschwitz. Vani furono i tentativi della madre Caterina di rivedere la
figlia. Hannah, condannata per alto tradimento, venne fucilata pochi mesi dopo
la sua cattura, il 7 novembre 1944, mentre i carri armati dell’Armata Russa si
apprestavano a fare ingresso nella città di Budapest. Grazie al lavoro svolto
da Suzana Glavaš in occasione dell’anniversario di questa eroina e poetessa
ebrea, la manifestazione svoltasi a Napoli è servita a ricordare e valorizzare
la sua storia, affinché la sua memoria faccia parte del patrimonio comune europeo.
Le foto del filmato proiettato per l’occasione, ci mostrano
una giovane donna sorridente e dolce dal cui sguardo traspare una grande forza
interiore e una forte determinazione: sono queste le qualità che hanno caratterizzato
la sua breve esistenza. Le parole scritte su di lei da Elie Wiesel, premio
Nobel per la pace 1986, racchiudono quanto da me detto: “La sua vita è donarsi,
le sue parole poesia, la sua storia un’ispirazione”.
I versi della sua poesia dal titolo “Verso Cesarea”,
comunemente nota come Elì Elì, sono stati declamati e cantati nella splendida
sala davanti a un pubblico attento e commosso:
Mio D-o, mio D-o / fa che non abbiano mai fine / la sabbia e
il mare / il mormorio della acque / il luccichio del cielo / la preghiera degli
uomini…
Prima di partire per la missione senza ritorno, Hannah Szenes
tracciò sul tavolo due cerchi uguali ad indicare il numero 8, un messaggio che
per gli aviatori era un simbolo di fratellanza e amore, ma io azzarderei a dire
simbolo anche di una visione ebraica della vita, dove le due sfere dell’essere
ebreo, quella culturale e quella spirituale, hanno sempre un punto d’incontro,
come rappresentato dalla grafica del numero 8. Questo traspare dai primi versi
della poesia della nostra eroina. Il messaggio che ho percepito dalla lettura
di questi splendidi versi è quello di un grande senso di fratellanza e unione
del popolo ebraico, in cui l’aspetto religioso e l’aspetto culturale si fondono
in un concetto più ampio, quello di “Civiltà Ebraica”.
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