Cerca nel blog

domenica 5 febbraio 2017

GIORNATA DELLA MEMORIA A NAPOLI - di Ciro Moses D’Avino

 
 Henryk Górecki: Sinfonia dei canti lamentosi, II movimento
 
Per la Giornata della Memoria il Comune di Napoli si è impegnato in un programma ricco e interessante.
Da quando è stata istituita la Giornata della Memoria, il Comune di Napoli ha vissuto questo avvenimento come un impegno sentito e costante, riconoscendo la necessità di non dimenticare la tragedia della Shoah, una delle pagine più dolorose della storia dell’umanità, lo sterminio di milioni di Ebrei ad opera dei nazisti.
La rassegna di quest’anno è stata promossa dagli Assessorati Comunali alla Cultura, alle Pari Opportunità e alla Scuola e ha visto coinvolti, oltre alla Comunità Ebraica, l’ANPI, l’Arcigay, l’Istituto Campano di Storia della Resistenza “Vera Lombardi”, la Fondazione Valenzi, Institut Français, l’Università Suor Orsola Benincasa e l’Associazione «Chi Rom e… Chi no».
La presentazione del programma è avvenuta nello splendido Salone di Rappresentanza di Palazzo San Giacomo, sede del Comune.
Alla presenza dei rappresentanti delle varie associazioni e dei giornalisti intervenuti, l’Assessore alla Cultura Nino Daniele ha voluto ricordare due piccoli ebrei napoletani vittime della ferocia nazista: Luciana Pacifici, morta di freddo a soli otto mesi nel vagone piombato che portava tutta la famiglia ad Auschwitz nel 1943 e Sergio De Simone, ucciso a sette anni nel 1945, dopo essere stato utilizzato come cavia negli orrendi esperimenti medici praticati dai nazisti nei lager.
Nel mio intervento in qualità di rappresentante della Comunità Ebraica, ho fatto notare che non è storicamente corretto affermare che la componente ebraica napoletana non abbia pagato un duro prezzo alla Shoah. Infatti molti Ebrei napoletani non in possesso della cittadinanza furono espulsi dall’Italia e successivamente arrestati nelle città nelle quali avevano trovato rifugio e deportati, si veda il caso delle famiglie rientrate a Salonicco. È un dato storico che nel 1938 Napoli contava una popolazione ebraica di 1000 iscritti e funzionavano nei locali comunitari due Sinagoghe, una di rito italiano e l’altra di rito sefardita; ma nel 1947, quando la comunità si ricompattò, erano rimasti circa 300 iscritti. E da questa crisi demografica la comunità non si è mai ripresa. Quindi ritengo corretto affermare che la seconda guerra mondiale abbia innescato un processo lento e graduale di eclissi dell’ebraismo napoletano.
Il ricco e articolato programma è iniziato il giorno 23 gennaio nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore, con la mostra «Storie di giocattoli dal settecento a Barbie» dedicata a Ernst Lossa, ragazzo zingaro vittima della campagna eugenetica nazista.
Il 24 vi è stato l’intervento di Antonio Amoretti, Presidente ANPI Campania, che ha portato la sua testimonianza sulle Quattro Giornate di Napoli. La rivolta, iniziata il 28 settembre e terminata il 1° ottobre 1943, fece di Napoli la prima città d’Europa a liberarsi dall’occupazione tedesca e fu fondamentale per la salvezza di quello che restava in città della comunità ebraica: le forze di occupazione tedesche avevano già ripetutamente richiesto gli elenchi della popolazione di razza ebraica, ma il tergiversare del Prefetto e la sommossa popolare fecero sì che venisse evitata la stessa tragedia che colpì gli Ebrei romani.
Sempre il 23 gennaio, l’intervento della Prof.ssa Suzana Glavaš: la storia di Helga Schreiner, bambina ebrea croata barbaramente uccisa a nove anni insieme alla madre.
Il 25, nella Sala del Capitolo di San Domenico Maggiore si è tenuto lo spettacolo «Irena Sendler - La terza madre del ghetto di Varsavia». L’iniziativa, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo, si propone di far rivivere in veste teatrale la storia dell’infermiera polacca che salvò la vita di circa 2500 bambini ebrei del ghetto di Varsavia e fu insignita nel 1965 del titolo di «Giusta tra le Nazioni». Figura esemplare, la cui personalità è racchiusa in una sua frase: “Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra e non un titolo di gloria”.
Nella stessa giornata si è tenuta la conferenza promossa dall’Arcigay «L’omocausto e le atrocità naziste. Le discriminazioni fasciste contro gli omosessuali».
Sempre il 25, l’Institut Français Napoli ha presentato il film francese «Les Heritiers» (Una volta nella vita).
Il giorno 27, presso San Domenico Maggiore, il Rabbino della Comunità Ing. Ariel Finzi ha introdotto la proiezione per le scuole del documentario «Dal cancello secondario, storie di Ebrei a Napoli» sulle vicende degli Ebrei Napoletani e della classe speciale per alunni ebrei istituita presso la Scuola Elementare Vanvitelli di Napoli.
Sempre nella stessa mattinata del 27, presso il teatro Trianon di Napoli è avvenuta l’ottava edizione di «Memoriae» della fondazione Valenzi. Durante la cerimonia sono stati consegnati i Magen David in oro. Questo progetto Memoriae è rivolto a perpetuare il ricordo della Shoah e mantenere viva l’attenzione verso ogni altra forma di razzismo e discriminazione culturale, sociale e politica.
In contemporanea il Sindaco Luigi De Magistris ha tenuto la cerimonia pubblica della deposizione di una corona di alloro sotto la lapide che ricorda Luciana Pacifici, piccola vittima delle leggi razziali, nella via a lei dedicata.
In conclusione, nel pomeriggio al Teatro Diana si è tenuto un Concerto della Memoria dedicato alle vittime dell’Olocausto, in collaborazione con il Comune e con il patrocinio della Comunità Ebraica. Protagonista della serata l’Orchestra da Camera «Accademia di Santa Sofia»; ospite d’onore il poeta Oreste Bisazza Terracini, testimone della tragedia, uomo di cultura e letterato, che ha recitato alcune sue poesie ispirate alla Shoah.
Una cosa importante che emerge da questa serie di manifestazioni del ricordo è la volontà del Comune di Napoli di avere un ruolo di primo piano nel ricordare la Shoah come una tragedia unica nella storia dell’umanità.
Occorre che la Giornata della Memoria non sia relativizzata, trasformandola in un calderone nel quale poter inserire di tutto. Essa è stata istituita per rammentare alle generazioni future la sofferenza del popolo ebraico nella storia, sofferenza condivisa in questa singolare e immane tragedia dal popolo Rom: due popoli uniti nella sorte comune per la loro diversità culturale, religiosa ed etnica.
Il non puntualizzare ciò ci fa correre il rischio, a mio avviso, di travisare il vero messaggio della Giornata Internazionale della Memoria della Shoah facendone qualcosa d’altro.

Nessun commento: