Henryk Górecki: Sinfonia dei canti lamentosi, II movimento
Per
la Giornata della Memoria il Comune di Napoli si è impegnato in un programma
ricco e interessante.
Da
quando è stata istituita la Giornata della Memoria, il Comune di Napoli ha
vissuto questo avvenimento come un impegno sentito e costante, riconoscendo la
necessità di non dimenticare la tragedia della Shoah, una delle pagine più
dolorose della storia dell’umanità, lo sterminio di milioni di Ebrei ad opera
dei nazisti.
La
rassegna di quest’anno è stata promossa dagli Assessorati Comunali alla
Cultura, alle Pari Opportunità e alla Scuola e ha visto coinvolti, oltre alla
Comunità Ebraica, l’ANPI, l’Arcigay, l’Istituto Campano di Storia della
Resistenza “Vera Lombardi”, la Fondazione Valenzi, Institut Français,
l’Università Suor Orsola Benincasa e l’Associazione «Chi Rom e… Chi no».
La
presentazione del programma è avvenuta nello splendido Salone di Rappresentanza
di Palazzo San Giacomo, sede del Comune.
Alla
presenza dei rappresentanti delle varie associazioni e dei giornalisti
intervenuti, l’Assessore alla Cultura Nino Daniele ha voluto ricordare due
piccoli ebrei napoletani vittime della ferocia nazista: Luciana Pacifici, morta
di freddo a soli otto mesi nel vagone piombato che portava tutta la famiglia ad
Auschwitz nel 1943 e Sergio De Simone, ucciso a sette anni nel 1945, dopo
essere stato utilizzato come cavia negli orrendi esperimenti medici praticati
dai nazisti nei lager.
Nel
mio intervento in qualità di rappresentante della Comunità Ebraica, ho fatto
notare che non è storicamente corretto affermare che la componente ebraica
napoletana non abbia pagato un duro prezzo alla Shoah. Infatti molti Ebrei
napoletani non in possesso della cittadinanza furono espulsi dall’Italia e successivamente
arrestati nelle città nelle quali avevano trovato rifugio e deportati, si veda
il caso delle famiglie rientrate a Salonicco. È un dato storico che nel 1938
Napoli contava una popolazione ebraica di 1000 iscritti e funzionavano nei
locali comunitari due Sinagoghe, una di rito italiano e l’altra di rito
sefardita; ma nel 1947, quando la comunità si ricompattò, erano rimasti circa
300 iscritti. E da questa crisi demografica la comunità non si è mai ripresa.
Quindi ritengo corretto affermare che la seconda guerra mondiale abbia
innescato un processo lento e graduale di eclissi dell’ebraismo napoletano.
Il
ricco e articolato programma è iniziato il giorno 23 gennaio nel complesso
monumentale di San Domenico Maggiore, con la mostra «Storie di giocattoli dal
settecento a Barbie» dedicata a Ernst Lossa, ragazzo zingaro vittima della
campagna eugenetica nazista.
Il
24 vi è stato l’intervento di Antonio Amoretti, Presidente ANPI Campania, che
ha portato la sua testimonianza sulle Quattro Giornate di Napoli. La rivolta,
iniziata il 28 settembre e terminata il 1° ottobre 1943, fece di Napoli la
prima città d’Europa a liberarsi dall’occupazione tedesca e fu fondamentale per
la salvezza di quello che restava in città della comunità ebraica: le forze di
occupazione tedesche avevano già ripetutamente richiesto gli elenchi della
popolazione di razza ebraica, ma il tergiversare del Prefetto e la sommossa popolare
fecero sì che venisse evitata la stessa tragedia che colpì gli Ebrei romani.
Sempre
il 23 gennaio, l’intervento della Prof.ssa Suzana Glavaš: la storia di Helga
Schreiner, bambina ebrea croata barbaramente uccisa a nove anni insieme alla
madre.
Il
25, nella Sala del Capitolo di San Domenico Maggiore si è tenuto lo spettacolo
«Irena Sendler - La terza madre del ghetto di Varsavia». L’iniziativa, promossa
dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo, si propone di far rivivere in veste
teatrale la storia dell’infermiera polacca che salvò la vita di circa 2500
bambini ebrei del ghetto di Varsavia e fu insignita nel 1965 del titolo di
«Giusta tra le Nazioni». Figura esemplare, la cui personalità è racchiusa in
una sua frase: “Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione
della mia esistenza su questa terra e non un titolo di gloria”.
Nella
stessa giornata si è tenuta la conferenza promossa dall’Arcigay «L’omocausto e
le atrocità naziste. Le discriminazioni fasciste contro gli omosessuali».
Sempre
il 25, l’Institut Français Napoli ha presentato il film francese «Les
Heritiers» (Una volta nella vita).
Il
giorno 27, presso San Domenico Maggiore, il Rabbino della Comunità Ing. Ariel
Finzi ha introdotto la proiezione per le scuole del documentario «Dal cancello
secondario, storie di Ebrei a Napoli» sulle vicende degli Ebrei Napoletani e
della classe speciale per alunni ebrei istituita presso la Scuola Elementare
Vanvitelli di Napoli.
Sempre
nella stessa mattinata del 27, presso il teatro Trianon di Napoli è avvenuta
l’ottava edizione di «Memoriae» della fondazione Valenzi. Durante la cerimonia
sono stati consegnati i Magen David in oro. Questo progetto Memoriae è rivolto
a perpetuare il ricordo della Shoah e mantenere viva l’attenzione verso ogni
altra forma di razzismo e discriminazione culturale, sociale e politica.
In
contemporanea il Sindaco Luigi De Magistris ha tenuto la cerimonia pubblica
della deposizione di una corona di alloro sotto la lapide che ricorda Luciana
Pacifici, piccola vittima delle leggi razziali, nella via a lei dedicata.
In
conclusione, nel pomeriggio al Teatro Diana si è tenuto un Concerto della
Memoria dedicato alle vittime dell’Olocausto, in collaborazione con il Comune e
con il patrocinio della Comunità Ebraica. Protagonista della serata l’Orchestra
da Camera «Accademia di Santa Sofia»; ospite d’onore il poeta Oreste Bisazza
Terracini, testimone della tragedia, uomo di cultura e letterato, che ha
recitato alcune sue poesie ispirate alla Shoah.
Una
cosa importante che emerge da questa serie di manifestazioni del ricordo è la
volontà del Comune di Napoli di avere un ruolo di primo piano nel ricordare la
Shoah come una tragedia unica nella storia dell’umanità.
Occorre
che la Giornata della Memoria non sia relativizzata, trasformandola in un
calderone nel quale poter inserire di tutto. Essa è stata istituita per
rammentare alle generazioni future la sofferenza del popolo ebraico nella
storia, sofferenza condivisa in questa singolare e immane tragedia dal popolo
Rom: due popoli uniti nella sorte comune per la loro diversità culturale,
religiosa ed etnica.
Il
non puntualizzare ciò ci fa correre il rischio, a mio avviso, di travisare il
vero messaggio della Giornata Internazionale della Memoria della Shoah
facendone qualcosa d’altro.
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