Quest’anno l’inizio di Chanukkah, festa delle luci, è coinciso con il Natale e questo ci ha offerto la possibilità di condividerla con le altre fedi, in modo da dare una valenza nuova a questa antica festa. Festa di liberazione dalla dominazione greca sulla terra di Israele, avvenuta con la rivolta capeggiata da Yehudah il Maccabeo, è l’affermazione della nostra ebraicità che lotta contro l’assimilazione alle altre culture, l’ellenizzazione contemporanea.
La Comunità di Napoli quest’anno ha celebrato l’evento religioso in
diverse località di sua pertinenza territoriale con modalità diverse.
A Palermo l’accensione è avvenuta il 28 dicembre a Palazzo
Steri, che fu sede dell’inquisizione. L’accensione della lampada è
appositamente avvenuta in questo luogo chiuso e buio, dove tanti marrani sono
stati incarcerati e torturati, per simboleggiare l’oscurantismo e l’oppressione
di cui il popolo ebraico è rimasto vittima nel corso della storia: la scintilla
di luce che scaturisce dalla lampada rappresenta l’inizio della rinascita per
ogni singolo ebreo e per l’intero Israele.
L’evento di Palermo ha visto la partecipazione del Vescovo e
dell’Imam, cosa che ormai si verifica ogni anno.
A Cosenza le strade della città sono state illuminate con
luminarie a forma di menorah, mentre la Chanukkiah è stata accesa il giorno 27
in Piazza Kennedy, alla presenza del Sindaco e di tutte le autorità cittadine.
L’accensione è stata materialmente effettuata, oltre che da Rav
Umberto Piperno, dal Vescovo, dall’Iman e da un rappresentane della Chiesa
Calvinista perché, come ha affermato il Rabbino
Capo nel suo discorso “Se fosse prevalso l’ellenismo non ci
sarebbero state le tre fedi monoteistiche”.
Commovente l’accensione a Ferramonti (Cosenza) ex campo
d’internamento per Ebrei. Rav Umberto Piperno si è adoperato perché in quel
luogo che ricorda una pagina così triste del nostro vissuto storico non
mancasse una luce di speranza.
Il giorno 26 è avvenuta l’accensione pubblica a San Nicandro
Garganico, dove il neo-rabbino Ariel Finzi si è recato con l’Assessore al
Culto, spinto dal profondo attaccamento affettivo che lega questa nascente
sezione alla comunità. Dopo l’accensione della chanukkiah, avvenuta all’esterno
dei locali comunitari, la festa è proseguita con la degustazione di dolci
tipici della tradizione ebraica e pugliese, con l’accompagnamento di musiche e
canti, in un clima di calda fratellanza e serenità.
Il giorno seguente, il 27 dicembre, l’evento ha interessato Trani.
La chanukkiah è stata accesa all’interno della suggestiva sinagoga medievale,
piccolo gioiello architettonico, alla presenza di alcune famiglie giunte per
l’occasione da altre località della Puglia.
A Napoli l’accensione pubblica si è avuta il 29 dicembre,
come ogni anno in Piazza dei Martiri. Grande è stata l’affluenza di pubblico.
Quest’anno la comunità partenopea ha voluto dare un significato diverso a
questa festa, coinvolgendo il Goethe Institut, con il quale si è venuto ad
affermare nel corso di questo ultimo anno uno stretto rapporto di
collaborazione culturale, posando le basi per una conoscenza reciproca,
nell’ambito di un progetto di apertura verso la cittadinanza voluto dalla
presidente Lydia Schapirer. Gli studenti dell’Istituto di Lingua e Cultura Tedesca
sono stati impegnati in un progetto culinario con i bambini della comunità:
insieme hanno preparato nella cucina della comunità i biscotti tipici delle
reciproche tradizioni, come segno di fratellanza universale tra i popoli.
Ma la cosa più originale è stata la partecipazione alla festa di
alcuni membri del movimento Lubavitch. Pochi sanno che la tradizione
dell’accensione pubblica della chanukkiah è stata inaugurata dal movimento
Lubavitch. Fu il capo spirituale del movimento Rav Menachem Mendel Schneerson,
ultimo Rebbe di Lubavitch, ad accendere la prima chanukkiah pubblica a New York
negli anni ’70, diffondendo questa usanza in tutto il mondo ebraico. Rav Israel
Piha ed alcuni studenti di una yeshivah americana hanno partecipato con gli
Ebrei napoletani a questo momento di gioia, accompagnato dalla distribuzione di
dolci e dalle musiche della tradizione ashkenazita.
In Piazza dei Martiri sono stati portati due candelabri e la loro
contemporanea accensione ha voluto rappresentare la necessità per il popolo
ebraico di essere uniti, superando qualsiasi divisione come i chicchi del melograno,
un solo corpo, una sola anima come uno è haShem. Noi siamo l’olio che serve ad
alimentare la lampada, essa rappresenta haShem. Come l’olio anche mescolato con
altre sostanze simili conserva le sue caratteristiche mantenendosi sempre
distinto e separato, noi Ebrei dobbiamo sì vivere con gli altri ma non perdendo
la nostra identità religiosa e culturale. Soprattutto oggi che stiamo vivendo
momenti tanto difficili per l’intera umanità, il miracolo di Chanukkah diventa
un messaggio valido per tutti gli uomini, luce di speranza, luce di haShem che
illumina le tenebre.
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