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lunedì 23 ottobre 2017

PARASHA DI NOACH - di Ciro Moses D'Avino





Nel capitolo 8 versetto 15 di Genesi, durante la narrazione della storia del diluvio, ad un certo punto haShem nel rivolgersi a Noè utilizza il verbo ledaber, parlare: «e parlò». L'uso di questa forma verbale indica un comando, haShem comanda a Noè di uscire dall'arca e di iniziare la missione che aveva previsto per lui: essere il mezzo di una nuova creazione, di un nuovo Bereshit.
Nei passi precedenti troviamo che quando haShem si rivolge a Noè usa il verbo lemor - vaiomer «e disse», la stessa forma verbale che viene usata nella storia di Adamo e nel rapporto con Moshe. Questo rappresenta, secondo me, una condizione  piu intima che haShem stabilisce con queste figure, oserei dire quasi paritaria, un legame forte come quello del padre con il proprio figlio, quello del Creatore con la propria creatura. In questo versetto il ruolo di Noè e di riflesso dell'umanità è quello di un sottoposto, senza però alcuna valenza negativa. HaShem è costretto a far valere la sua autorità, per costringere l'uomo, in un momento di debolezza e di paura, ad agire per il fine ultimo del creato. Il tentennare nell'uscire dall'arca, avrebbe condannato lui, la sua famiglia e agli animali ad una morte sicura ed al fallimento del progetto Divino.
È questo il motivo per cui la storia del popolo ebraico non inizia con Noè: egli ha messo in dubbio la parola di haShem, mentre Abramo non ha mai tentennato, arrivando a sacrificare suo figlio Isacco e conservando la fiducia in haShem (quindi, secondo me non è un caso che questa parasha termini introducendo la figura di Abramo). Il tentennamento di Noè nell'uscire dall'arca è spiegabile psicologicamente con la paura che ci prende quando dobbiamo lasciare un luogo sicuro, in questo caso l'arca che ci ha protetti durante il diluvio e andare incontro all'incognito, in questo caso rappresentato dal mondo esterno.
Da questo passo della Genesi traspare il concetto di oscurità e luce: l'oscurità identificabile nell'arca, il luogo chiuso e la luce fuori di essa a rappresentare la nuova vita.
L'imperativo dato da haShem con il verbo «parlò» è l'ordine categorico di iniziare una nuova vita, senza potersi esimere da questo compito. E come se Lui dicesse a Noè: "Io ho salvato te, la tua famiglia e ogni specie vivente perché tu sei lo strumento del mio operato, tu dovrai continuare il compito che ho dato ad Adamo, quello di rendere viva la terra".
Shalom.

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